TRENTO - Un pomeriggio di sport, umanità e condivisione. L’A.C. Trento 1921 ha varcato le porte della casa circondariale di Spini di Gardolo per dare ufficialmente il via al progetto “
Un pallone per ricominciare”, un’iniziativa che unisce calcio e inclusione sociale, con l’obiettivo di portare, attraverso lo sport, un messaggio di speranza e rinascita. L’incontro, il primo di un ciclo di vari appuntamenti che si terranno nei prossimi mesi, ha visto la partecipazione dell’intera prima squadra maschile, accompagnata dal Presidente Mauro Giacca, dal Direttore Sportivo Moreno Zocchi e dall’allenatore Luca Tabbiani.

Nell’auditorium della casa circondariale, calciatori e detenuti si sono potuti confrontare in un momento di dialogo aperto e partecipato, durante il quale è emerso un concetto forte e condiviso: quello della squadra perché da soli non si va da nessuna parte, mentre insieme si è tutti più forti.
Foto di Carmelo Ossanna.
Il progetto “
Un pallone per ricominciare” ha visto la luce grazie alla sinergia che si è venuta a creare tra l’area trattamentale nella figura del capoarea dott.ssa Lucrezia Aielli che si occupa tra l’altro anche di tutte le attività sportive all’interno della casa circondariale e il liceo Antonio Rosmini di Trento. Quest’ultimo, oltre alle sue due sedi cittadine in via Malfatti e S.
Bernardino, gestisce infatti un articolato percorso di educazione degli adulti (Eda), che si estende anche al carcere offrendo corsi di alfabetizzazione, scuola media e superiore, oltre a corsi liberi che variano ogni anno.
Durante l’incontro, il tecnico Luca Tabbiani ha espresso la propria disponibilità ad allenare anche la squadra della casa circondariale che in futuro affronterà proprio la prima squadra maschile del Trento in una serie di partite amichevoli. Ma non solo perché il progetto promosso dalla società di via Sanseverino, prevede anche altre iniziative come, ad esempio, la trasferta di alcuni detenuti allo stadio Briamasco per assistere a delle partite del Trento, oltre che il coinvolgimento degli studenti del liceo serale del Rosmini per giocare alcune partite assieme a detenuti e calciatori.
«Un messaggio che supera i confini del campo e diventa metafora di vita, perché, come nel calcio, un “autogol” può capitare a chiunque, ma ciò che conta davvero è la capacità di rialzarsi, imparare e ripartire – spiega il Direttore dott.ssa Nuzzaci – convinta sostenitrice di queste iniziative e che ha accolto nella giornata odierna tutta la delegazione del Trento Calcio».
«Siamo davvero felici di essere qui oggi – racconta il presidente dell’A.C. Trento 1921, Mauro Giacca –. Crediamo profondamente che lo sport, e il calcio in particolare, abbia una forza straordinaria: quella di unire, di creare relazioni, di costruire ponti dove a volte sembrano esserci muri. Il calcio non è solo una partita lunga novanta minuti ma è un’esperienza umana, fatta di rispetto, di condivisione, di errori e di riscatto. Come società vogliamo essere un punto di riferimento per tutta la comunità trentina e quindi anche per tutti voi perché una squadra di calcio, soprattutto quando rappresenta un territorio, ha il dovere di guardare oltre il campo».